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17.06.2024

Riconoscere il valore degli infermieri significa investire nel sistema sanitario e contribuisce a rafforzare nella comunità la cultura della salute. Ora servono riforme strutturali per invertire la rotta

La differenza in termini di effetti sugli esiti di salute dei cittadini passa attraverso i professionisti sanitari e transitare nella popolazione il loro valore contribuisce a rafforzare nella comunità la cultura della salute.

Ora è il momento di sottolineare che la questione principale è la carenza di professionisti sanitari e in particolare di infermieri negli organici, ma anche di come rendere attrattivo il sistema sanitario trentino e prima ancora di come trattenere nel sistema la sua risorsa inestimabile, il capitale umano. È un percorso che non basta invocare, necessita di strategie a breve e a medio – lungo termine e di progettualità. C’è bisogno di investimenti economici; di riformare alcune norme, tra cui l’abbattimento del tetto di spesa del personale;  di riconoscere il valore e la specificità degli infermieri nei contratti; di interventi organizzativi, tra cui l’espansione di percorsi di carriera negli ambiti clinico – assistenziale, formativo e dell’organizzazione, oggi insufficienti per poter incidere in modo efficace sugli esiti di salute e per dare la giusta direzione, il potenziamento di strutture e di personale di supporto per liberare gli infermieri da attività improprie e l’implementazione di modelli organizzativi innovativi ad alta autonomia per le professioni sanitarie per poter continuare a rispondere in modo efficace ed efficiente ai bisogni di salute dei cittadini.

Sono stabiliti dalla norma nazionale ad esempio, i livelli essenziali di assistenza in cui mancano completamente le branche assistenziali infermieristiche anche se la Provincia potrebbe prevederle autonomamente con oneri aggiuntivi e autorizzare gli infermieri alla possibilità di prescrivere ausili, presidi sanitari e interventi/trattamenti assistenziali, come strumento per applicare le competenze specialistiche come già accade in diversi Paesi Ue. Non solo. Dobbiamo riformare le norme concorsuali del pubblico impiego perché gli attuali meccanismi sono del tutto inadeguati e riconoscere il valore della professione di infermiere anche economicamente con incentivi dedicati e mirati per trattenere i professionisti nel sistema sanitario provinciale – territorio, RSA e ospedale -, per attrarli, in particolare in specifiche valli dove la carenza è particolarmente grave e per entusiasmare i giovani nell’intraprendere il percorso universitario per diventare infermiere.

Si tratta di temi spinosi e difficili che nel dibattito politico rischiano di essere banalizzati e che hanno bisogno di riforme strutturali e non estemporanee. Inoltre serve portare avanti le riforme territoriali intraprese: in questi mesi si è parlato molto di presidi ospedalieri e acuzie e meno di territorio e prevenzione, ma soprattutto si è parlato poco di quale sarà il modello di assistenza territoriale trentino, dei meccanismi di integrazione e coordinamento dei professionisti. Il territorio è invece un elemento centrale del benessere e dei servizi ai cittadini: solo con un servizio territoriale che funziona, si possono migliorare le condizioni di salute delle persone e della comunità e ridurre, quindi, il numero dei pazienti acuti che avranno bisogno di prestazioni ospedaliere.

Ecco perché, l’Ordine delle Professioni Infermieristiche della Provincia di Trento, auspica, come già confermato dall’Assessore Tonina con il quale il dialogo è aperto e costruttivo, di essere coinvolto nelle decisioni con un’unitarietà istituzionale nel voler lavorare a riformare un sistema che potrà mantenere il servizio sanitario provinciale universale, solidaristico e fiore all’occhiello della nostra Provincia.

Per il Consiglio Direttivo
Il Presidente
dott. Daniel Pedrotti